«Le nostre pompe in tutto il mondo, il nostro cuore a Castellanza» - Varesenoi.it

2022-12-02 20:37:59 By : Mr. Jeron Zhong

Esporta pompe in ogni angolo del mondo, ma il suo cuore batte a Castellanza. Perché l’avventura di Giuseppe Affetti è partita qui negli anni Sessanta e suo figlio Alberto la porta avanti con la medesima passione. Perché è bello dare lavoro e prendersi cura del territorio, come l’Affetti Pumps fa ad esempio da vent’anni con la Castellanzese.

Giuseppe avviò la sua attività in questo settore, partendo da una precedente esperienza lavorativa che riguardava impianti per prodotti chimici. «Noi realizziamo un prodotto di nicchia – spiega Alberto – Richiede conoscenza ed esperienza accumulata nel tempo, nei decenni. Oggi abbiamo prodotti di buon livello sui mercati internazionali. Il nostro export è diretto per il 70%, indiretto fin all’80-82%. Dove esportiamo? Oltre all’Europa comunitaria, il Medio Oriente e l’Oriente sono i più gettonati. Poi anche il Sudamerica, l’Australia, la Turchia. Prima c’era la Russia…». Un mercato diventato interessante, che ora ha subìto per forza di cose una battuta d’arresto. Da quando parte l’Affetti Pumps, l’evoluzione è stata continua.  

A cominciare dagli anni 80 ecco  le prime elettropompe in termoplastico. Dal 2013 si sono realizzate le macchine in resina vinilestere rinforzata in fibra di vetro: vengono usate oggi dalle maggiori società mondiali di ingegneria che operano nei settori dell’elettroclorazione e della dissalazione dell’acqua di mare per uso civile e industriale. Una parte importante è dedicata alle pompe per acquari e parchi marini:  grazie alla resina rinforzata con fibra di vetro sanno resistere all’abrasione, anche a temperature da -45°C   a 120°C. Sfidano così la corrosione e preservano il mare e le creature nei parchi acquatici. Queste pompe si possono trovare   a Jakarta, Bali, Kuwait City, Granada, Lisbona, Klaipeda (Lituania), Ajaccio, Genova. Diverse realtà si intrecciano:  dal chimico all’energetico, dal nucleare al siderurgico, passando per itticolture, minerari, trattamento di acqua e aria.

Il segreto è anche il rapporto con il cliente: «Noi facciamo un prodotto di serie, che però customizziamo. Lavoriamo sulla richiesta specifica. Abbiamo un nucleo fidelizzato, accanto a chi va e viene». La fiducia è un “prodotto” di uguale successo per l’Affetti Pumps, che rende possibile tutto il resto. Ma si riesce a trovare il personale formato ad hoc per questa impresa? Come spesso accade, la preparazione avviene soprattutto in casa. «Il lavoro qualificato richiede personale specializzato – precisa Alberto Affetti – Noi formiamo per trattenere. Dagli ingegneri agli incarichi più umili, questo è un lavoro che ha bisogno di formazione, una formazione che non possiamo poi permetterci di perdere. Trattiamo un prodotto particolare».

Il rapporto con l’impresa per Alberto Affetti è intenso: «Per me l’azienda non è solo un modo per vivere, o sopravvivere. È per avere soddisfazioni personali, non economiche. Lavorare non è un sacrificio, anche se ci sono tante problematiche. Con il Covid pensavamo di aver toccato il fondo, invece adesso…».

Eppure si va avanti, «perché finché credo in qualcosa, lo faccio. E in questo momento, grazie a Dio mi piace quello che faccio». Questo comprende anche il calcio: l’azienda dal 2004 è main sponsor della Castellanzese 1921, in serie D. Va fiera del mondo che costituisce, circa 600 persone nei diversi ruoli. Un’opera in cui ci si è immersi, con generosità. «Oggi i nostri imprenditori non danno più niente a nessuno, il nostro tessuto imprenditoriale è diventato avaro. Un errore clamoroso, non sanno che oltretutto anziché pagare in tasse l’eccesso di utili investendo nelle società sportive detrarrebbero quello che spendono fiscalmente». I ricavi andrebbero al territorio, nel segno della responsabilità sociale.

«Questo Paese è un po’ strano - prosegue  - quando un’azienda sponsorizza una società sportiva, subito ci si vede un secondo fine». Invece, per Affetti il legame con il territorio è appartenenza e non può che sfociare in un sentimento che lega il mondo dello sport all’imprenditoria.

«Fare dando benessere agli altri è un bisogno spirituale, morale» afferma.  Come aiutare una società sportiva che sia «momento di socializzazione, elemento fondamentale di crescita per i giovani».Si appassiona, Alberto Affetti, come quando c’è un prodotto nuovo da creare, un test che dà i risultati sperati e carica di entusiasmo. E poi cruciale il rapporto con i collaboratori: «Oggi troppi manager sono esperti di bilanci e non hanno cuore. Un tempo c’erano i Pomini, i Cerana, i Mari… gente nata dal niente, come me». Del resto, anche papà Giuseppe il cuore continua a mettercelo: a 85 anni, ogni volta varca la soglia della sua azienda come se fosse il primo giorno.  

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