Cucina ecologica e zero-waste in 14 consigli molto pratici - Vegolosi.it

2022-12-02 20:10:26 By : Mr. Alan Wu

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In poche mosse e modificando alcune abitudini senza nessuna fatica, potrete da subito impattare meno sull’ambiente grazie a dei semplicissimi accorgimenti nella vostra cucina.

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Se seguite un’alimentazione a base vegetale sapete quanto le nostre azioni e abitudini abbiano un impatto decisivo su quello che ci circonda. Spesso reiteriamo dei comportamenti solo perché siamo abituati così e la pigrizia fa parte del Dna degli esseri umani, ma ne fa parte anche la curiosità, la voglia di cambiare e di imparare cose nuove. Questo succede principalmente riguardo le nostre abitudini di acquisto e i modi in cui gestiamo uno degli ambienti più frequentati e importanti della nostra casa: la cucina.

Abbiamo raccolto qui alcuni consigli pratici per iniziare a rendere la nostra cucina e le azioni che compiamo ogni giorno, più ecologicamente sostenibili, con il minimo sforzo. Non solo vi renderete conto che è facile ma che queste nuove abitudini creeranno nuova bellezza e un senso di pace e ordine nella vostra casa e nella routine quotidiana.

Come abbiamo raccontato nell’articolo dedicato a come cercare di eliminare la plastica usa e getta dalle nostre vite, smettere di bere acqua in bottiglia è il primo passo importante. Sono in moltissimi a farlo già ma è sempre meglio ricordarlo. Le acque controllate dalle rete idriche dei propri comuni sono per la maggior parte dei casi non solo potabili ma anche molto buone. In tavola, una bottiglia in vetro con un tappo, magari in sughero, vi permetterà di avere a disposizione l’acqua necessaria durante pranzo e cena (per il fuori casa ci sono le borracce in alluminio, oppure, anche un barattolo in vetro capiente con il tappo andrà benissimo).

Consiglio ulteriore: se l’acqua che scende dai vostri rubinetti sa un po’ troppo di cloro, basta lasciarla riposare (anche in frigorifero) per circa 30 minuti, affinché il cloro evapori.

E’ vero che, nella maggior parte dei casi si tratta di bustine in materiali riciclabili come cellulosa e carta, ma esiste un’alternativa davvero molto più ecologica, quindi usiamola: produrre meno rifiuti fa parte delle nuove regole della vostra routine. Potete acquistare degli infusori per il tè in acciaio e usarne uno per il tè e uno per le tisane, nel caso non vogliate “mescolare” eventuali residui. Ne esistono di bellissime sia con la “palla” bucherellata e una catenella, oppure a “pinza“, sempre in metallo. Fra l’altro gli infusori a pinza diventano anche degli ottimi “spargi zucchero a velo”: doppio uso, un solo strumento. Ulteriore alternative, adatta a chi anche in viaggio o al lavoro non vuole rinunciare ad una tazza di tè caldo, sono le borracce con infusore incorporato: mantengono sa il caldo che il freddo, sono lavabili e riutilizzabili all’infinito. Il tè e le tisane sfuse sono molto facili da trovare nei negozi specializzati nella vendita di questi prodotti, nelle erboristerie e in alcuni negozi “alla spina”. In alternativa, nella grande distribuzione, è possibile trovare tè e tisane vendute in barattoli in latta: la quantità è maggiore, l’usa e getta viene scongiurato ed in più il barattolo lo potrete riutilizzare per altro tè sfuso oppure per mettere frutta secca o piccoli biscotti.

Consiglio in più: per tenere da parte il tè sfuso, andranno benissimo barattoli in latta o in vetro. In questo ultimo caso l’importante è non lasciarli alla luce diretta.

Sicuramente nelle vostre case o in quelle delle vostre nonne, li avrete visti usare mille volte: se li avete abbandonati, ricredetevi. I tovaglioli di stoffa sono un’alternativa intelligente a quelli di carta che, se colorati o trattati chimicamente, non possono essere buttati nell’umido ma vanno nell’indifferenziato. Detto questo, per la maggior parte delle volte li usiamo poco e li buttiamo ancora utilizzabili e li compriamo avvolti in confezioni di plastica. Se non avete tovaglioli di stoffa in casa, è facilissimo anche realizzarli da sé con tessuti in cotone di vecchie lenzuola (basta fare l’orlo, anche a mano, e deciderne la dimensione), recuperarli dalle case dei genitori o dei nonni (ne hanno sempre più di quanti ne usino davvero), oppure comprarli per pochi euro. Uno spreco in meno, un risparmio di soldi e una scelta anche esteticamente valida per la tavola. Inoltre sono perfetti anche fuori casa: portatevene uno in borsa per il panino al volo o quando vi fermate per un caffè o un tè al bar.

Consiglio in più: evitate i colori chiari come il bianco, le piccole macchie si vedranno subito e avrete l’impressione di doverli lavare immediatamente: meglio colori scuri e tinte unite.

Magari ne abbiamo già molti a casa, magari dobbiamo procurarceli: i barattoli in vetro di varie dimensioni e con il tappo, sono un’ottima soluzione per mettere in ordine la cucina e le nostre scorte di cibo. Pasta, farina, frutta secca, tè, biscotti, legumi, cereali: ogni cosa può trovare posto nel vetro, soprattutto se riciclato recuperando barattoli in vetro di altri prodotti che non riusciamo a trovare sfusi. Non solo l’igienicità del vetro ci garantisce sicurezza per la conservazione, ma la trasparenza di permette di capire subito quanto cibo abbiamo a disposizione ed evitare di acquistare cose che non ci servono realmente, di controllare lo stato di conservazione del cibo e di scegliere facilmente che cosa ci serve. Chiedete anche ad amici e parenti di conservare i barattoli di vetro che non usano in modo da ampliare la vostra scorta con dimensioni differenti. I barattoli in vetro saranno perfetti anche per la vostra spesa alla spina: è vero, non è facilissimo trovare negozi dedicati a questo tipo di consumi, ma il caro e vecchio mercato ci viene in aiuto e lì possiamo portare i nostri barattoli per acquistare riso, cereali, olive, lupini, e tutto quello che troviamo sfuso.

Il consiglio in più: per recuperare i barattoli che hanno etichette, immergeteli in acqua bollente per circa 30 minuti. Per gli eventuali residui di colla, usare un po’ di olio (di qualsiasi tipo) abbinato a sale o bicarbonato: strofinate e i residui se ne andranno facilmente.

Avete mai sentito nominare la luffa? E’ un vegetale, parente di zucca e zucchine, che una volta essiccato si trasforma magicamente in una trama resistente e vegetale che può essere usata come spugna per i piatti (ma anche per il corpo, o il viso, senza problemi). Al contrario di quelle classiche, è completamente biodegradabile ed è molto funzionale. Si trova facilmente nei negozi che vedono prodotto biologici, nei negozi che vendono alla spina oppure online. Esistono anche altre alternative come le spazzole in legno per i piatti con un manico fisso e la spazzolina intercambiabile, oppure le spugne per i piatti in fibra di bambù. Se non la trovate o preferite l’autoproduzione potete sfruttare le retine in plastica che contengono limoni, arance, fagiolini e mandarini (chiaramente non le vostre date che comprate sfuso, fatevele tenere da parte da amici e parenti che ormai le hanno comprate…) e unendole fra di loro con un filo da cucito bello resistente, sia a forma sferica che rettangolare sovrapponendo più strati, avrete la vostra spugna riciclata.

Il consiglio in più: se avete il dono di saper lavorare a maglia o all’uncinetto, potete anche realizzare delle spugne in corda realizzando una sorta di “sacchettino” rettangolare, chiuso su ogni lato e “doppio” per lavare i piatti (ma non solo).

Probabilmente lo avrete visto fare alle vostre nonne: l’acqua calda ricca di amido e minerali rilasciati dalla pasta dopo la cottura è perfetta per lavare in modo perfetto piatti, bicchieri e posate. Inoltre potrete usarla per allungare sughi particolarmente densi, per cuocere i legumi oppure per realizzare un brodo di verdure: essendo già salata non dovrete aggiungere altro sale.

Sembra scontato, ma non sempre lo è. Oltre ad essere (diciamolo) davvero orribili, piatti, posate e bicchieri in plastica (così come le cannucce) sono fra gli oggetti usa e getta peggiori. Usate stoviglie riutilizzabili, sempre. Se avete una festa con tanti invitati o state organizzando un piccolo banchetto, cercate online piatti, bicchieri, posate in materiale riciclabile oppure in bambù.

Capita spesso di avanzare il cibo cucinato: conservatelo in barattoli di vetro con il coperchio, oppure usate fino a consumarli i tapper in plastica che avete già. Per coprire pentole e piatti vanno benissimo altri piatti (come facevano le nostre nonne). Se volete in ogni caso avere un’alternative simile alla pellicola per coprire piatti o avvolgere frutta o verdura avanzate, esistono in commercio dei fogli in tessuto trattati con cera vegetale (gli equivalenti di quelli trattati con cera d’api) che sono lavabili, riutilizzabili e, modellati con le mani, permettono di adattarsi a qualsiasi forma; sono perfetti anche per avvolgere un panino per il pranzo.

Anche quello di carta non è differenziabile, quello classico, marrone o trasparente è di plastica e, a causa dello strato di colla non solubile in acqua, va buttato nell’indifferenziato. Eppure nella maggior parte dei casi potremmo farne a meno. Elastici riutilizzabili (meglio optare per quelli larghi e resistenti dato che nemmeno loro sono riciclabili), mollette (meglio se di legno che sono anche personalizzabili) oppure nastri di stoffa (anche recuperati da confezioni regalo) possono essere usati per chiudere pacchetti o tenere insieme oggetti senza bisogno di ricorrere al nastro adesivo. Non sempre sarà possibile, ma facciamoci caso e cerchiamo di usarlo il meno possibile.

Se avete il bollitore elettrico e lo utilizzate per scaldare l’acqua della pasta più velocemente (risparmiando anche qualcosa sulla bolletta del gas) o per l’acqua del tè, potrà capitarvi di aver scaldato più acqua del necessario. Poco male: versatela in un thermos e utilizzatela per prepararvi un caffè o un tè (o del ramen in barattolo per il pranzo). In ogni caso può essere una buona idea, mentre scaldate l’acqua per tè o caffè della colazione, usare tutta la capienza del bollitore: in una sola “mandata” scalderete acqua che, grazie al thermos vi potrà essere utile per il resto delle 12 ore successive rimanendo perfettamente bollente.

Oltre ad essere più belle da vedere i taglieri e gli utensili in legno/bambù sono una buona scelta in cucina. Per pulirli ed evitare che si creino muffe o proliferino batteri, basta lavarli con del detersivo non aggressivo, sciacquare molto bene e, soprattutto farli asciugare molto bene, magari su un calorifero. I taglieri in bambù “soffrono” meno la contaminazione perché questo tipo di materiale è naturalmente anti batterico. E’ da sottolineare, inoltre, che verdura e frutta contaminano molto meno il legno rispetto alla carne, quindi il problema della “contaminazione” è facilmente risolvibile con una pulizia di base e naturale come quella suggerita. Va segnalato, in ogni caso, che se avete taglieri in plastica la scelta migliore non è di certo buttarli ma utilizzarli fino al loro deterioramento e, solo in seguito, sostituirli con quelli in legno o bambù.

In Italia su circa 1 miliardo di capsule vendute all’anno, a finire in discariche e inceneritori è l’equivalente 12 mila tonnellate. Una vera follia. Infatti le cialde di alluminio non sono un rifiuto facilmente riciclabile dato che andrebbero pulite dopo l’uso, il caffè rimasto andrebbe gettato nell’organico e l’alluminio nel contenitore ad esso dedicato, operazione che in pochissimi fanno. La soluzione comoda c’è: si tratta di capsule in acciaio, compatibili con le principali marche di macchine per il caffè e che si riempiono con il caffè in polvere che più amate, si lavano e si riutilizzano.

Forse l’avrete sentita spiegare dal “chimico di quartiere” Dario Bressanini, che in tre suoi video su YouTube racconta le motivazioni scientifiche che stanno dietro ad un metodo di cottura della pasta che prevede di lessarla sfruttando il calore residuo della pentola piena d’acqua portata a 100 gradi. Si tratta di un modo per risparmiare qualche soldo ed energia (insieme a quello di usare un bollitore elettrico per velocizzare il processo). Come funziona?

Si tratta di un metodo che funziona nella maggior parte delle volte ma con il quale dovrete prendere confidenza. Se volete saperne di più, sempre Bressanini, spiega quali possono essere gli errori più comuni.

Sono indiscutibilmente comodi e se avete bambini saprete che le occasioni di utilizzo di moltiplicano. Se li utilizzate e non riuscite a sostituirli con dei panni in cotone (magari recuperati da vecchie lenzuola a cui fare un piccolo orlo), ecco che esiste una soluzione interessante: i panni in fibra di bamboo che possono essere usati e riutilizzati dopo averli lavati. I fogli di un rotolo si prestano per 2000 utilizzi (questa la media che viene indicata dai produttori) e ogni foglio può essere utilizzato fino a 80 volte. I lavaggio può essere fatto a mano o in lavatrice e bastano 40 gradi per avere un buon risultato.

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Pubblicato il:  29 Marzo 2019 Ultimo aggiornamento:  15 Marzo 2021

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