Ferrari Purosangue, interni, infotainment, spazio, bagagliaio

2022-12-02 20:34:09 By : Ms. Sheila Xi

Sono salito a bordo della Ferrari Purosangue. Da fermo. E la prima cosa che ho pensato, giuro, è stata: che gran figata! Facile, si potrebbe dire, visto che l’hyper-SUV del Cavallino costa 390 mila euro, ci mancherebbe pure che gli interni fossero tamarri. Obiezione accolta.

Ma in realtà il senso di meraviglia non arriva solo dalle sensazioni tattili e visive che si potrebbero descrivere con le solite parole trite e ritrite: lusso, esclusività, lounge, astronave, tappeto volante, suite a sette stelle.

No, l’elemento che fa imbizzarrire i sensi è la spazialità (che, occhio, è cosa diversa dalla spaziosità). Non è solo questione di proporzioni dell’abitacolo, non ci si trova semplicemente dentro una Ferrari XL. Quando ci si siede all’interno della Purosangue, l’aria in metri cubi che ti circonda sembra aggiunta per addizione invece che per sottrazione. È un po’ come in quei film dove, per qualche strano sortilegio, si diventa lillipuziani: l’intorno resta identico, ma quello che cambia sono le proporzioni corporali e fisiche di che si è rimpicciolito.

L’effetto sorpresa continua guardando la plancia: nell’epoca degli screen verticali formato tablet lo schermo centrale non c’è. Non esiste. E nella sua inesistenza si porta dietro anche il navigatore integrato, che arriva solo dalla super connessione Apple CarPlay e Android Auto, visualizzata nel quadro strumenti.

L’alter ego quasi simmetrico del posto guida, ispirato a quello della SF90 Stradale, si trova davanti al passeggero: 10,2” di schermo dove vengono visualizzate tutte le informazioni utili, dicono a Maranello, per partecipare all’esperienza di guida.

Il risultato è una plancia dalla linea a gobba di cammello in senso trasversale, con l’avvallamento riempito da un cilindro push, che in Ferrari chiamano ‘interfaccia rotativa’, sul quale (anzi, sui quali, visto che ce n’è un altro tra i due sedili posteriori) sono raggruppati i comandi al tocco delle funzioni legate al comfort (regolazione dei flussi d’aria, riscaldamento sedili etc).

Sul tunnel l’inconfondibile griglia del cambio, un doppio portabicchieri in vetro e l’alloggiamento per la ricarica wireless che, a sinistra, prevede l’alloggiamento della chiave (le portiere anteriori a filo sono quelle della Ferrari Roma a doppio elemento, maniglia a scomparsa e “buco della serratura” nascosto per l’eventuale utilizzo della chiave fisica).

Oh, in tutto questo mi sono accomodato su dei sedili straordinari, sottilissimi ed esteticamente inappuntabili, che hanno richiesto un grande sforzo di progettazione (schiume a densità variabile e nuovo sistema di molleggio) per renderli leggeri e iperconfortevoli al tempo stesso. Sia davanti che dietro.

E veniamo al posteriore della Ferrari Purosangue: si entra in modo naturale e senza ingobbirsi grazie alle porte ad apertura controvento e ad azionamento anche elettrico. E le sensazioni di spazialità sono le stesse dell’anteriore. Non a caso Ferrari parla di architettura a doppio cockpit. I due sedili sono riscaldabili, regolabili e reclinabili in modo indipendente, divisi da un ampio bracciolo con il secondo cilindro appoggiato su un divisorio color piano black, che a voler trovare un minimo difetto sembra un po’ troppo ‘plasticoso’. 

A dir la verità ho mollato per un po’ l’abitacolo per dare un occhio al bagagliaio che, guarda caso, è straordinario pure questo. La soglia di carico è praticamente a filo dello scontrino di aggancio del portellone, la superficie è da tavolo di biliardo e, una volta abbattuti i due sedili posteriori il piano complessivo è totalmente a filo, zero scalini (il tutto per 473 litri con i sedili in posizione normale).

Se dentro la Purosange la vista galoppa, altrettanto si può dire per il tatto: materiali e sellerie da orgasmo dei polpastrelli, per di più in gran parte (l’85%) realizzati con strutture riciclate (il tessuto del padiglione), rigenerate (il tappeto ricavato da reti da pesca recuperate in mare) e comunque ecosostenibili. Non mancano chicche optional come il tessuto balistico e antiproiettile per il tappeto o gli elementi in fibra di carbonio con inserti in rame dall’effetto lievemente sbrilluccicoso, ma sempre elegante.

Capitolo a parte per l’impianto hi-fi, anzi hi-end. Lo firma Burmester e si avvale delle ultime tecnologie: tweeter a nastro, al debutto su un veicolo di serie, e il subwoofer in alloggiamento chiuso offrono secondo Maranello un’esperienza sonora immersiva, emozionante e di qualità assoluta. Io non l’ho provato, ma non mi pare difficile fidarsi sulla parola.

Come chiudere questa breve esperienza ‘dentro’ la Purosangue? Con quello che ho fatto. Mi sono seduto al posto del guidatore e ho attivato la funzione opzionale di massaggio del sedile. Ho chiuso gli occhi. E per qualche secondo ho sognato.

Per conoscere meglio la Ferrari Purosangue